vedi le foto del libro  
  vedi le foto dell'incontro  
  vedi articolo incontro  
  vedi articolo Sport Friuli.it  

 
 
 
 

" Un pezzo d'Italia se ne è andato, con la terrificante rapidità delle catastrofi marine e ora giace nella profonda sepoltura dell'oceano. Proprio un pezzo d'Italia migliore, la più seria, geniale, solida, onesta, tenace, operosa, intelligente." Così scriveva Dino Buzzati sulla prima pagina del Corriere della Sera del 27 luglio 1956, all'indomani dell'affondamento, al largo di New York, dell'Andrea Doria,ammiraglia della flotta mercantile italiana, orgoglio di un'intera nazione e per molti, non solo in Italia, la più bella "città semovente" costruita nel dopoguerra.

La tragedia toccata al transatlantico italiano, la prima vissuta a livello mondiale attraverso il neonato mezzo televisivo, contribuì non poco a fissare nella memoria collettiva il nome dell'Andrea Doria tra le navi più ricordate nella storia.

Le numerose pubblicazioni e trasmissioni televisive dedicate all'unità si concentrano quasi esclusivamente sugli avvenimenti di quella notte d'estate del 1956, quando il piroscafo di linea italiano venne speronato e affondato dal transatlantico svedese Stockholm, che percorreva la rotta inversa.

L'Andrea Doria merita però di essere ricordata per altre ragioni, la sua breve esistenza è ricca di elementi che offrono numerose chiavi di lettura, proponendo uno spaccato dell'Italia anni Cinquanta ne nel giro di un decennio era risorta dalle proprie ceneri per affermarsi come potenza industriale nello scacchiere internazionale.

L'Andrea Doria nacque innanzitutto grazie a una   tenace   azione diplomatica condotta da Alcide De Gasperi presso    il    governo Truman, volta alla rapida ricostruzione della marina mercantile italiana, indispensabile in un'epoca in cui i trasporti aerei commerciali erano ancora modesti e merci e passeggeri viaggiavano prevalentemente per mare.

Ancora più rapidamente di quanto era stato necessario per crearli, i celebri transatlantici italiani degli anni Trenta scomparvero inghiottiti nel gorgo della guerra. Una nazione senza navi sarebbe stata condannata a un nefasto isolamento e al declino commerciale e, consci di questo grave handicap, i primi governi democratici dell'era postfascista si prefìssero come priorità la ricostituzione della flotta, superando numerosi ostacoli imposti dal trattato di

pace. L'Italia aveva fame, era necessario dotarsi con urgenza del maggior numero di bastimenti atti a trasportare grano e altri generi di prima necessità,carbone, materie prime e, nello stesso tempo, a far fronte alla nuova ondata migratoria di centinaia di migliala di disperati che, perduta ogni fiducia di potersi rifare una vita nella terra in cui erano nati, preferivano voltare pagina e cercare nuove fortune in America.

L'Andrea Doria fu una vera impresa nazionale, la dimostrazione concreta che l'Italia non aveva gettato la spugna e che gli italiani non avrebbero risparmiato sforzo alcuno per restituire agli occhi del mondo l'immagine di un paese ingegnoso e vitale, che, da nord a sud, aveva messo a disposizione i suoi migliori ingegneri,architetti,   artisti, artigiani e operai per    creare    un "lembo di patria semovente",   una nuova città sull'acqua, ricca di tecnologia, arte e buongusto a cui consegnare un messaggio di fona e speranza che fosse di buon auspicio per la rinascita della nazione. Nelle intenzioni dello stesso Giò Ponti, che diede un sostanziale contributo alla regia creativa dell'Andrea Doria, essa doveva richiamare "la leggenda d'Italia,   dei sui artisti contemporanei, dell'artigianato, delle incantevoli ceramiche, dei prodigiosi vetri, degli smalti cangianti, delle stoffe meravigliose; quell'Italia patrimonio dell'umanità, dai giardini e dalle architetture famose, quel paese culla leggendaria di storia e di arte"; bisognava enfatizzare un'immagine positiva della nazione, che scacciasse i brutti ricordi della guerra e richiamasse nuovamente i turisti stranieri da tutto il mondo.

L'Andrea Doria divenne una spettacolare vetrina del design italiano, delle nuove correnti architettoniche e artistiche del paese,di un raffinato artigianato del "made in Italy" apprezzato nel mondo; e questo senza scadere in un'esposizione disordinata di elementi da fiera campionaria.Poche volte nella storia fu affidato a una nave un ruolo così ambizioso di ambasciatore del paese di cui portava i colori sui mari. L'Andrea Doria ne fu all'altezza.

Grazie alla sua bontà costruttiva i cantieri navali italiani e le più disparate industrie e ditte artigianali del terziario specializzate nell'allestìmento di bordo consolidarono le loro posizioni, attirando anche numerose commesse straniere, grazie alle quali ancora oggi l'Italia è leader indiscussa nella costruzione di grandi navi da crociera per gli armatori di tutto il mondo.

Innumerevoli gli artisti, gli attori, gli statisti, i personaggi del vivace mondo del tempo che viaggiarono ammirati sull'ammiraglia di quella che gli americani chiamarono, con lo stupore per un'impresa di ricostruzione tanto rapida quanto colossale,la Renaissance Fleet, la flotta del Rinascimento.

La perdita dell'Andrea Doria fu una delle maggiori sciagure marittime in tempo di pace e fece scalpore. Migliala di pagine sono state scritte sull'accaduto nell'arco di mezzo secolo, e libri e documentar! parlano troppo spesso di misteri e di verità che forse non si sapranno mai. La realtà è ben diversa e con gli anni si è formata un'opinione di settore, sostenuta da autorevoli studi scientifici, che raccontano in maniera inconfutabile cosa accadde la notte del 25 luglio 1956 al largo dell'isola di Nantucket, quando l'Andrea Doria e lo Stockholm si scontrarono, causando la morte di 51 persone e infinite polemiche.

I fatti, cosi come accaddero, sono sempre stati presentati in pubblicazioni di nicchia, troppo specializzate per raggiungere un pubblico più vasto e rendere comprensibile a chi non si occupa di scienze della navigazione e ingegneria navale la dinamica degli eventi. La ricerca di Maurizio Eliseo non intende svelare   alcun segreto, semmai cercherà di spiegare in termini chiari e comprensibili a tutti ciò che accadde. Nel farlo fornirà però molti dettagli inediti, grazie a un lungo e meticoloso lavoro di studio e approfondimento dei documenti originali relativi alle azioni legali e alle commissioni d'inchiesta che studiarono il caso (documenti che vengono in molti casi resi pubblici per la prima volta) e grazie a una moderna rielaborazione scientifica dei dati storicamente certi. Andando alle fonti, cercheremo inoltre di rispondere all'unica questione rimasta apparentemente insoluta per mezzo secolo, vale a dire le ragioni, di natura politica ed economica, per cui la verità non ni resa nota e gli italiani non si difesero da molte calunnie, a causa delle quali il più riuscito salvataggio in mare della storia venne dipinto come un atto di accusa contro le negligenze sia degli ufficiali e dell'equipaggio italiano sia dei progettisti dell'Andrea Doria.

In realtà la "colpa" dei primi fu di non aver abbandonato una sola persona viva a bordo mentre la nave affondava e quella dei secondi di aver costruito una delle unità passeggeri più sicure del tempo.

L'ammiraglio Candido Bigliardi, incaricato dal governo italiano di presiedere la commissione d'inchiesta sulla tragedia, dichiarò alla stampa che il comportamento dell'equipaggio fu esemplare,e che erano "emersi episodi bellissimi di coraggio e abnegazione anche da parte di giovanissimi marittimi".

Ma le proposte di encomio solenne per tutti coloro che avevano compiuto un'opera di soccorso senza precedenti, redatte nel 1957 dalla commissione presieduta dall'ammiraglio Bigliardi,non furono neppure comunicate ai diretti interessati.

Rimane l'auspicio che questo libro possa rimediare, almeno in parte,all'oltraggio subito da quegli uomini e rendere nota a tutti quella    verità rimasta pertroppo tempo nascosta.Lo storico navale Maurizio Eliseo (nato a Novara nel 1968, ma triestino d'adozione) è noto al pubblico internazionale per le sue pubblicazioni e le sue conferenze su entrambe le sponde dell'Atlantico, soprattutto dopo la pubblicazione della storia della marina transatlantica italiana "Transatlantici, storia delle grandi navi passeggeri italiane", (scritto insieme a Paolo Piccione), che nel 2002 gli ha fruttato il prestigioso Mitchell Award americano, massimo riconoscimento per un'opera di storia navale. Il suo primo volume,ormai introvabile, del 1992 dedicato al Rex è stato battuto da Christies' a New York ad una cifra ragguardevole e tutte le sue pubblicazioni hanno riscosso un'unanime consenso da parte dei massimi esperti internazionali della materia. Ma è stato proprio il suo libro sull'Andrea Doria a ricevere i maggiori plausi, con ampi spazi dedicati alla sua pubblicazione da parte di tutte le principali testate nazionali e delle televisioni italiane ed estere.

Il suo libro dedicato all'Andrea Doria, dal quale è stato tratto un documentario dell'Istituto Luce ed una puntata della trasmissione Ulisse di Piero ed Alberto Angela ripercorre, attraverso la storia dell'Andrea Doria, un'affascinante pagina della storia italiana, quella della rinascita della nazione dalle devastazioni della guerra e il rapido avvio verso il boom economico del paese negli anni Cinquanta.