Sotto bandiere inglese ed USA riunite inizia il Governo Militare Alleato, che accompagnerà la storia cittadina e dell’Adria per oltre 9 anni (dal 12/6/45 al 26/10/1954), sino all’arrivo a Trieste delle truppe italiane del gen. De Rienzi.
Nelle prime libere elezioni del dopoguerra viene eletto Presidente dell’Adria Milan degli Ivanissevich, che resterà in carica dal 16/6/1945 al 19/12/1947. Egli dedicò le sue migliori energie alla società, che considerava una vera famiglia, ridando impulso all’attività sportiva e ricreativa, partendo da un riassetto del parco imbarcazioni (messe in salvo durante i 4 mesi di requisizione della sede da parte dei tedeschi) e dando l’avvio a lavori di manutenzione straordinaria e riordino del galleggiante.
Quando poi ebbe a passare la mano al nuovo Presidente Prof. Tecilazich, per i meriti acquisiti a sostegno della società degli Ivanissevich venne eletto Presidente Onorario, e partecipò sino alla sua morte a tutte le riunioni direzionali, portando così il suo contributo di competenza e passione nella ripresa della vita sociale.
Il primo allenatore del dopoguerra è stato Tom Fabbri. L’attività remiera riprende nell’estate del 1945 ed i primi atleti portano i nomi di Cassinari, Bianchi, Rinaldi, Cumar, Fabbri, Martini e Valmastri.
A queste prime regate parteciparono anche armi del “Gazelle Rowing Club”, composti da militari inglesi, scozzesi e neozelandesi.
Anche le uscite in mare erano in quel periodo particolari, per non dire avventurose, se solo si pensa alle zone di mare minate, ed al cimitero di navi semiaffondate (le corazzate Impero e Cavour ed i transatlantici Giulio Cesare, Sabaudia e Duilio).
Il 6 e 9 agosto 1945 si conclude la II guerra mondiale con il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki.
A Trieste, il G.M.A. si guadagnò in fretta la stima e fiducia dei triestini, anche perché tutto l’assetto amministrativo della città veniva ad essere alleggerito per non dire sburocratizzato dalla mentalità anglosassone, incline a fare, più che a pensare. E così attraverso la SELAD vennero ripristinate opere pubbliche e servizi di ogni tipo, il porto riprese a lavorare, riaprirono i cantieri navali, il mercato nero consentiva poi di acquistare di tutto e di più (chi non ricorda le mitiche sigarette americane), le “segnorine” allietavano le notti di libera uscita dei militari angloamericani, scorazzando su fantastiche automobili lunghe sei metri, il jazz ed il boogie-boogie incrementavano nei triestini la voglia di rinascere e sognare.
Tornando al canottaggio nel 1946 si ricostituisce il Comitato della V zona della FIC sotto la cui egida si svolgono le gare sul lungomare di Barcola, e l’Adria vi partecipa con l’equipaggio di Martini, Fabbri, tim. Colli.
In settembre alle regate nazionali di Pallanza, Giordano Martini si classifica secondo nel singolo senior. Riprende la collaborazione part-time con Culot. In settembre a Barcola si svolge la cinquantunesima Regata nazionale, prima del dopoguerra, alla quale parteciparono, superando difficoltà logistiche di ogni genere società remiere della Lombardia, del Piemonte e del Veneto e gloriosi sodalizi istriani (Pullino e Libertas).
L’Adria vince con la yole da mare Fabbri, Martini, tim. Giorgiani e la yole a 4 esordienti di Cassinari, Bianchi, Rinaldi, Cumar, tim. Salvador.
Il 1947 va ricordato per i Campionati italiani assoluti di Pallanza, ove l’Adria con il 4 con di Antonio Fabbri, Giordano Martini, Umberto Rinaldi, Livio Cumar, tim. Corrado Colli, giunge secondo con un distacco di soli 2/5 di secondo dietro alla Sebino di Lovere, e davanti a Moto Guzzi e Argus.
Nel frattempo il settore agonistico entra in crisi. Se ne va, e questa volta definitivamente, Culot; il settore cerca un rilancio con Bruno Dequal ed Egone Niseteo, ma senza risultati. Entra quindi in scena Nino Gabrovez, già socio ed atleta dell’Adria, nonché allievo di Culot. Con pazienza da certosino e con la collaborazione del capocanottiere Valdo Negrelli si raccolgono i pochi giovani rimasti, che una volta selezionati partecipano alle gare zonali, e solo in seguito a regate nazionali.
Il 20/12/1947 viene eletto Presidente il Prof. Dott. Francesco Tecilazich per un primo periodo di presidenza di quattro anni (sino al 30/11/1951).
Illustre pediatra, primario e professore universitario era un amante del mare e del canottaggio, sport che considerava di base per un armonico sviluppo psico-fisico dei giovani, nel periodo della prima adolescenza.
A lui fu affidato il compito non facile di ricompattare il corpo sociale, ridare slancio all’attività sportiva, rimarginare le tante ferite che aveva provocato la guerra, curare infine anche il settore ricreativo, riportando in società, attraverso le ricorrenti cene sociali, anche le famiglie dei soci.
Nel 1948 l’attività remiera registra 1753 uscite; i 27 atleti ottengono alcune vittorie in zona, ed il 26 settembre alle regate nazionali l’equipaggio Parovel-Apollonio-tim. Colli si aggiudica una vittoria nella yole a due.
Vengono riparate diverse imbarcazioni sociali e si acquistano il Livenza, il Sistiana e lo sculler da regata Tagliamento, mentre i remi vengono costruiti in casa del carpentiere.
Nel mese di ottobre viene formata una commissione per le modifiche dello Statuto sociale. A dicembre si deliberano importanti lavori di restauro sede, quali la copertura della terrazza e le modifiche agli zatteroni.
Nel 1949 viene affrontato l’argomento “donne” e viene deliberato che potranno uscire con alcune imbarcazioni solo le socie protettrici, consorti o strette parenti dei soci, però in soprannumero (vicino cioè al timoniere). Inoltre signore e bambini potranno avere accesso in canottiera solo dopo il tramonto.
Nel corso dell’anno il custode costruisce nuove imbarcazioni sul modello della canoa Nibbio; viene altresì varata la yole a 2 Aquileia.
Il 12/6/49 circa 170.000 triestini si recano a votare per scegliere il primo Consiglio Comunale del dopoguerra; le urne attribuiscono 25 seggi alla Democrazia Cristiana e 13 ai comunisti di Vittorio Vidali; Giovanni Bartoli diventa Sindaco. Chi non ricorda i grandi comizi tenuti da De Gasperi, Togliatti, Terracini, Saragat, Nenni, Giannini, Almirante, Covelli. La Triestina era in serie A, ed allo stadio si poteva vedere il meglio del calcio italiano.
Nel 1950 prosegue la costruzione di imbarcazioni “fatte in casa”, utilizzando cioè strutture e sagome già esistenti, e fruendo del legno di cedro fornito dal socio Albanese. Si realizzano così 2 sculler ed una yole a 4 di ottima qualità, oltre ai remi.
Il 24 gennaio, causa la bora, il galleggiante subisce gravi danni (rottura di alcuni cavi ed il ponte di collegamento cade in acqua). Il 12 febbraio si varano le nuove imbarcazioni Edoardo ed Arsa.
Nel corso dell’anno si incrociano le discussioni per la sistemazione del futuro pontile Istria, staccato dal molo Sartorio, che vedrebbe in tal caso l’Adriaco isolata, essendo prevista la costruzione da parte del CONI della piscina coperta nel sito del cantiere Blessi.
Nel corso dell’anno le uscite salgono a 2585, mentre langue l’attività agonistica. Non così quella ricreativa con i ricorrenti e frequentatissimi balli sociali, specie in coincidenza con le feste di Capodanno, Befana e Carnevale.
Nel 1951 il geom. S. Ernè della Canottieri Trieste presenta i progetti per l’edificazione delle sedi sociali sul pontile in terraferma.
Il 28 aprile l’Adria approva l’edificazione della nuova sede sociale ed apre un c/c per raccogliere i fondi.
Si discute altresì la possibilità di vendere il vecchio galleggiante all’Ausonia di Grado o ai Canottieri di Muggia per Lit. 800.000.
L’1/12/1951 viene eletto Presidente il dott. Arnaldo Vitetta, funzionario bancario, che resterà in carica per 4 anni, sino al 30/11/1955.
Egli si dedicò con passione alla costruzione della nuova sede sociale, che volle adattarla, con salone al I piano e saletta-bar, all’attività ricreativa dei soci e loro familiari.
Il 1952 e 1953 sono anni di transizione per l’Adria, impegnata nella pianificazione dei lavori per la nuova sede sociale in muratura, nell’individuazione dei costi di costruzione e nel reperimento delle risorse economiche per l’accensione ed il pagamento del mutuo.
L’attività remiera è in crisi con solo 1310 uscite nel 1952, anche a causa delle precarietà della sede e del zatterone sistemato in posizione infelice.
Modeste le vittorie, in parte dovute alla malattia dell’atleta Doriguzzi, assente in due importanti gare.
Nei primi mesi del 1952 si infittiscono gli incontri tra il col. Sten (Ufficiale americano del GMA), l’avv. Giorgio Amodeo della Can. Trieste, il Sig. Dollinar della S. Ginnastica ed il dott. Puppis della Vela.
A fine ottobre vengono rese note le Ditte costruttrici delle sedi nautiche (SELLC e INPLI), per un costo delle opere di complessivi 35 milioni di lire, rimborsabili in 20 anni, e da dividersi tra Adria, Trieste e Ginnastica (7 milioni e mezzo ciascuna) e S.T.V. (12 milioni e mezzo). I lavori verranno eseguiti sotto la direzione del geom. Ernè e dell’arch. Nordio.
Nel gennaio 1953 il Presidente annuncia la scomparsa di Milan degli Ivanissevich, un vero pilastro e benefattore dell’Adria, e l’istituzione in suo onore di un fondo per la costruzione di nuove barche.
Nell’assemblea straordinaria del 16/6/1953 l’Adria modifica lo Statuto sociale ed assume la personalità giuridica, presupposto questo indispensabile per l’accollo del mutuo concesso dal GMA e pari a Lit. 7.500.000, al 3% di interessi, da restituirsi in 40 rate semestrali, a partire dall’1/7/1954.
Il 1954 non è un anno tranquillo per l’Adria. Il parco barche è ormai vetusto e bisognevole di interventi urgenti, mentre l’opera dei carpentieri-custodi, impegnati anche nella continua manutenzione straordinaria del galleggiante, comincia a scarseggiare.
In più il fortunale dell’1-2 febbraio mette in ginocchio il galleggiante, che non affonda solo per l’impegno e coraggio dei soci E. Widmann e P. Macchi, prodigatisi nel rinforzare gli ormeggi. I danni sono comunque gravi e riguardano il ponte d’accesso, la pensilina e la scala. Il galleggiante della Can. Trieste affonda invece del tutto e l’Adria mette a disposizione dei suoi canottieri, sede e imbarcazioni.
L’unica nota lieta per l’Adria viene vissuta il 26 ottobre 1954, quando, in una giornata di bora e pioggia, arrivano a Trieste i soldati italiani del gen. De Renzi, che in Riva III Novembre riceve dal Gen. Winterton le consegne del comando della città.
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