La storia dell’Adria nel periodo austro-ungarico (1877-1918) è scandita dalle Presidenze di Alessandro von Schroeder (il mitico Alì), in carica dal 15/9/1877 al 17/2/1914, di Giorgio Küchler dal 18/2/1914 al 31/12/1915, e di Paolo Klasing dall’1/1/1916 al 30/9/1918.
I successi sportivi della Presidenza “Alì” sono essenzialmente legati alla preveggenza e dinamicità con cui l’Adria, mutuando le innovazioni tecniche dagli inglesi ed affidandosi nel metodo di voga all’allenatore parigino Alexander Leine, divenne la regina incontrastata di tutte le regate in Trieste, Istria, Fiume, Zurigo, Ginevra, Nizza, Klagenfurt e Genova. Lo stesso allenatore forniva poi all’Adria le migliori imbarcazioni dell’epoca, essendo comproprietario del Cantiere navale “Clasper, Leine e Tellier”.
L’attività agonistica dell’Adria comincia nel 1880, ma la perfezione degli armamenti e la tecnica degli atleti cominciò a palesarsi con le regate del 1886, lungo la riviera di S. Andrea, alla presenza di 30.000 spettatori, partenza dal promontorio di Servola, sulla distanza di 3000 metri, con viraggio o senza viraggio. L’Adria prese parte a tre regate e tre ne vinse; primeggiò in particolare con Alfredo Pollitzer nella corsa degli scullers.
Il 15/8/1886 si svolge a Barcola una regata con imbarcazioni per la prima volta a sedili scorrevoli.
I successi sportivi così si moltiplicarono sino alla vigilia della I guerra mondiale, ponendo in evidenza a livello internazionale gli atleti Pollitzer, Benedetti, Haas, Pollak, Küchler, Battich, Ernst, Boedker, Scotinich ed altri.
Nel 1884 nasce a Trieste la Società delle Regate alla quale si aggregano le società giuliane legalmente costituite e che fu la prima a promuovere un coordinamento per organizzare l’attività agonistica del canottaggio e della vela pubbliche o private, nazionali o internazionali.
Tale società dopo la I guerra mondiale si trasformerà nel Comitato selezionale giuliano del Reale Rowing Club Italiano e quindi nell’odierno Comitato Regionale del Friuli – Venezia Giulia.
Nel 1888 nasce a Torino la Federazione Italiana Canottaggio (Rowing Club Italiano), per poi diventare nel 1891 Reale Rowing Club Italiano, aderente alla FISA (Fédération International des Sociétés d’Aviron), sorta sempre a Torino nel 1892. La Società delle Regate di Trieste aderisce alla FISA sotto la denominazione “Austria”.
Sulla scia dei nascenti nazionalismi in Trieste si comincia ad avvertire una certa rivalità tra i club germanici (Eintracht e Ruder Club Hansa), l’austriaca Adria e le italiche Unione Ginnastica, Rowing Club Triestino e Nettuno.
L’Adria tuttavia si inserisce mirabilmente nel tessuto connettivo della Trieste di fine secolo, città ricca non solo di traffici portuali, ma anche di industrie, di grandi cantieri navali, della Fabbrica Macchine, della Ferriera, delle Assicurazioni (Generali e RAS), e di tante fabbriche; chi non ricorda i birrifici Dreher e Dormich, le raffinerie di olio, le distillerie Stock e Baker, i colorifici Veneziani e Zonca, il caffè Hausbrantd, la corderia Angeli, la Lejet della cioccolata, la Pollitzer del sapone Adria, la Modiano delle carte da gioco, i molini Economo, la Pilatura del riso, le Cooperative Operaie e tante altre.
Nel 1912 viene costruita a Monfalcone la più grande nave passeggeri austro- ungarica, la Kaiser Franz Josef I, adibita dall’Unione Austriaca di Navigazione alla linea Trieste-New York.
Ma Trieste non viveva di soli traffici ed industrie. Fiorivano anche le arti figurative (Tominz, Scomparini, Dell’Acqua, Veruda, Levier, Passauro, Wostry, Grimani, Flumiani, Marussig, Sofianopulo, Timmel, Bolaffio), e prendeva corpo altresì la grande stagione letteraria con Ettore Schmitz (Italo Svevo), austriaco di famiglia, ebreo di religione ma laico, tedesco di studi, ma italico per vocazione e cultura.
E Trieste nello spirito della belle époque sapeva anche divertirsi e tanto.
D’estate c’erano i bagni alla Diga, a S. Andrea, l’Excelsior e poi a Muggia, Punta Olmi e Punta Sottile, raggiungibili con i vaporetti.
E poi i caffè viennesi, ove si leggevano i giornali di tutta Europa: gli Specchi, il Municipio, l’Orientale, il Flora, il Tommaseo, il Tergesteo, il Pitscher, la Stella Polare, il Secession, il S. Marco, il Milano, il Firenze, il Nuova York. E poi i teatri: il Comunale, il Fenice, l’Armonia, il Filodrammatico, il Politeama Rossetti.
Tra gli sport più praticati, oltre al canottaggio, v’era la caccia, la pesca, il tiro a segno, la scherma, l’equitazione, la ginnastica, l’alpinismo, la speleologia, il ciclismo ed il tennis.
I triestini insomma sapevano lavorare, ma anche curare il tempo libero e l’Adria oltre a primeggiare nella voga, era anche famosa nell’organizzare cene, concerti, grandi feste e balli mascherati di carnevale, ai quali partecipava l’elite culturale e mercantile dell’intera città.
Ma l’epoca “bella” se da un lato fu un periodo di crescita complessiva della città, fu anche un periodo di forti contrasti politici e grandi conflitti sociali.
Nell’impero austro-ungarico, allo sviluppo economico e civile dei grandi centri (e Trieste era un grande centro) fecero riscontro il sostanziale immobilismo del sistema politico e la persistenza delle strutture sociali tradizionali nelle province contadine, dominate dalla Chiesa e dai grandi proprietari. A questo si aggiunsero le spinte autonomistiche dei popoli slavi ed anche i primi fermenti irredentistici nella città di Trieste.
Si giunge così al 28/6/1914 quando l’erede al trono asburgico viene ucciso a Sarajevo da un nazionalista serbo. Le salme dell’arciduca Ferdinando e della consorte sbarcano a Trieste dalla corazzata Viribus Unitis ed un solenne corteo funebre le accompagnò in treno sino a Vienna.
Francesco Giuseppe, simbolo vivente di un grande impero e della Belle Époque, è ormai una stella al tramonto. Siamo così giunti alla vigilia della I guerra mondiale ed anche la storia dell’Adria volta pagina. |