Tra la fine di aprile ed i primi giorni di maggio del 1945, dopo aspri combattimenti sull’altipiano carsico, le truppe tedesche collassano, pur mantenendo in città nuclei di resistenza (si pensi ai Centri di Resistenza di Porto Nuovo, Porto Vecchio, Villa Necker, S. Giusto, Kleine Berlin, Cacciatore). Dal carso calano le formazioni del IX Corpus di Tito, facenti parte della IV Armata Jugoslava comandata dal Gen. Drapsin.
Le truppe jugoslave occuparono Trieste per 40 giorni (dal 2/5/45 al 12/6/45).
Coprifuoco dalle 15 alle 10 del giorno successivo. In un clima di terrore scompaiono non meno di 4000 persone, finite in gran parte nelle foibe.
Strade deserte e chiusa la sede dell’Adria, dalla quale, con la fuga dei tedeschi, spariscono targhe e coppe d’argento.
Il timore che la cortina di ferro potesse calare anche su Trieste, destinata in tal caso a far parte della Federativa Jugoslava, mette in movimento la reazione anglo-americana culminata nell’accordo, operativo dal 12/6/45, in base al quale la zona di Trieste (essendo ad occidente della linea Morgan) passa all’occupazione anglo-americana, con il nome di zona A. Per l’Adria è anche la fine di un periodo buio, con la lenta ripresa della vita sociale e dell’attività sportiva.
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